The xx
I See You

I See You è un lavoro quasi impeccabile: gli xx diventano grandi in tutti i sensi, ma sanno ancora mostrare senza remore il lato più intimo e vulnerabile, cantando delle proprie esperienze e delle proprie sofferenze, riuscendo ad essere ciò che sono sempre stati in modo unico. Con coraggio, si è avviato un processo in cui musica e racconti sono andati in direzioni opposte: la prima ha cercato di aprirsi ad un nuovo orizzonte, i secondi hanno continuato a scavare alla ricerca dell’introspezione, e il risultato è ottimo. Il risultato, e ciò che ci resta alla fine, è che gli xx hanno bisogno degli xx per essere perfetti: Oliver, James e Romy si completano, e sono i motori di una macchina completa.

Mac Demarco
This Old Dog

Sino a qualche anno fa, Mac Demarco era lo Zanni della scena musicale mondiale. La sua comicità ha portato il cantante a diventare il gonzo tanto amato (e odiato) da molti. Il ragazzo canadese ha però preso tutt’altra altra strada da ormai molto tempo, lasciandosi alle spalle il suo mosso passato. This Old Dog non segna un passaggio nella carriera del cantante canadese. Non è un cambiamento di stile, un’entrata in scena e sicuramente nemmeno un’uscita. Il terzo album di Mac Demarco racconta conseguenze di traumi e l’affezione per i propri cari, un racconto giunto dall’insicurezza della propria persona, seguita poi da una profonda ricerca di sé stessi.

LCD Soundsystem
American Dream

American Dream viene partorito come un figlio voluto, a lungo cercato, ma raggiunta un’età in cui mettere al mondo una nuova creatura comporta più rischi che benevolenza. Come un figlio, della paternità assume i caratteri, oscillando Schopenhauerianamente fra tratti oscuri ed inquieti, pendolo incessante al di sopra della speranza e della certezza del reale. Il tratto più impressionante di un disco di tale rifinitura è la latente sensazione di tenerezza, sconfitta, come reduce da un combattimento in cui la razionalità lucida prende il sopravvento sull’idealismo.

Kendrick Lamar
DAMN.

Nella sua varietà e imprevedibilità, sia tematica che sonora, la matassa di DAMN. si snoda in maniera così naturale da risultare difficile individuare momenti che meritino un’analisi più attenta di altri. L’esito è un disco coeso e intelligente, tanto maturo e riflessivo quanto godibile. Kendrick sta all’hip hop degli anni Dieci là dove Zeus stava nell’Olimpo. È inutile provare a confutarlo, è stupido tanto negare l’evidenza quanto salire sul carrozzone dei vincitori facendosi trainare dalla folla; è doveroso farsi delle domande, cercarne i motivi e i meriti, capire.

The National
Sleep Well Beast

Sleep Well Beast è un disco che nasce da un’urgenza compositiva rara, è un disco fatto prima per se stessi e che diventa poi, solo in un secondo momento, per gli altri; è un lavoro tanto spontaneo, quindi figlio della vera causa generatrice dell’arte, quanto minuziosamente studiato. È il risultato ottenuto da cinque uomini di mezza età che si siedono a un tavolo e fanno i conti, per davvero, con la società, con le loro carriere musicali, con le proprie situazioni familiari, ma soprattutto con se stessi. E noi siamo lì, ancora lì con loro, come sempre.