Eravamo rimasti al 2002. I media speculavano in discorsi sull’attacco alle Twin Towers, sulla situazione mediorientale e su un’imminente terza guerra mondiale: un clima pre-apocalittico faceva breccia nell’immaginario collettivo.  Il 4 novembre del 2002 l’ensemble canadese Godspeed You! Black Emperor (cambiando il posto al punto esclamativo nel nome, quasi a voler dare l’ultimo saluto) pubblicava Yanqui U.X.O., LP pervaso dall’atmosfera di una fine del mondo imminente avviata con la traccia 09-15-00, data di inizio della Seconda Intifada palestinese. L’ora del giudizio arrivò sul finale con Motherfucker=Redeemer dove l’intera artiglieria inesplosa (U.X.O.) degli Yanqui (spagnolo per Yankee) venne fatta detonare tutta insieme. Fu anche la fine dei GY!BE che, come già annunciato dal bassita Mauro Pezzente nelle rarissime interviste, si sarebbero sciolti nel caso di una perdita di contatto con il pubblico per via della (sempre crescente) notorietà. Alcuni membri della band si dedicarono ai side project, A Silver Mt. Zion su tutti, ma per i GY!BE  da li in poi fu il nulla. Come spesso accade nei film cyberpunk o nelle apocalyptic fiction, dopo la catastrofe appare una scritta…

“DIECI ANNI DOPO”

Dopo un inverno nucleare di dieci anni, il pulviscolo radioattivo inizia a sedimentarsi, il sole raggiunge la crosta terrestre e lentamente i sopravvissuti rifondano una cività: ‘Allelujah! Don’t Bend! Ascend! I primi contatti radio vengono presi con l’attacco “a onda corta” di Mladic, che rispolvera gli spoken words degli intro in F♯ A♯ ∞ e di Blaise Bailey Finnegan III, seguito da un siparietto di cornamuse che riporta alla mente gli esordi di East Hastings. Un bordone prende il sopravvento, gradualmente contaminato da detriti di distorsioni e scampanellii fino a sfociare in una melodia esotica ed arabeggiante. La suite si evoleve, sempre più consapevole, in progressioni di grande dinamismo, con sonorità che si spingono fino ai confini degli Isis più atmosferici, per poi terminare con un crepitio di oggetti metallici, da cacerolazo argentino.

Allelujah, la vita sulla terra è ripresa! Un crescendo di rumori e lavori strumentali avvolge la timida partenza di Their Elicopter Sing, fino all’intervento prima delle cornamuse poi degli archi, colmandosi in una babele collettiva prima di svanire placidamente. Arie misteriose e sinistre aprono We Drift Like Worried Fire, seguite da uno scarno giro di chitarra alla Tortoise, poi supportato dalla sezione ritmica e successivamente orchestrato dagli archi. Il tutto culmina in uno sfarfallamento isterico finché non restano altro che accordi semplici. Nella seconda parte della suite sono le percussioni a farla da padrone fino a prendere orchestralità e dinamismo, classico marchio di fabbrica dell’ensemble. Si termina con Strung Like Lights at Thee Printemps Erable, un componimento per droni “prog” annebbiati e sfumati. Il mondo è forse tornato ad una triste normalità post-bellica?

GY!BE, collettivo anti governativo e anti capitalista per eccellenza, avulso dall’uso dei media, senza troppi proclami nè pubblicità, torna dopo una lunga pausa con un album inaspettato, mantenendo intatte reputazione musicale, morale e coerenza. Il gruppo decide di svincolarsi del mercato discografico fino al punto tale da arrivare a regalare l’ascolto dell’album ai fan, quelli veri, tramite l’account soundcloud della Constellation Records.

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